ANDREA SCACCIATI
(Firenze 1642 - 1710)
Vaso di fiori con pappagallo Olio su tela, cm 65 x 53


In un vaso metallico, elegantemente decorato con fiorellini a sbalzo e poggiato sul tradizionale piano in pietra, è disposto un ricco bouquet di tulipani, anemoni, narcisi, garofani, rose e altri fiori; un pappagallo rosso e verde è in primissimo piano e accanto si trova un piccolo gruppo di mele e pere. La gamma cromatica è intensa e calda, con diverse accensioni di rosso vivo; le ombre forti e segnate sembrano quasi riallacciarsi all'ormai lontana stagione caravaggesca (si noti in questo senso l'ombra del pappagallo che 'striscia' sul bordo verticale del piano, sottolineando così la posizione parzialmente staccata dell'uccello, la sua vicinanza all'occhio dello spettatore e delineando il primo dei vari piani in profondità che scandiscono la scena). V'è una notevole lucidità 'ottica' e una brillante e trasparente stesura materica nella definizione dell'ancor fresca vitalità dei fiori, dello scatto del pappagallo e delle preziosità del vaso dorato, che ribadisce un certo interesse a richiamarsi ai grandi modelli fiamminghi, pur nell'esuberanza tutta barocca della composizione e nella ricerca dell'effetto decorativo. Il dipinto, in eccellente stato di conservazione, appartiene ad evidentiam alla mano del fiorentino Andrea Scacciati, pittore che stando al biografo Sagrestani "riuscì il meglio che fusse in quel tempo in Fiorenza": è ormai dato critico assodato che Scacciati guardi ai modelli fiamminghi circolanti alla corte medicea, come quelli di Otto Marseus e Jan Davids De Heem, che naturalmente aggiorna alle novità barocche proposte dal più grande pittore di fiori del secolo, quel Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori, la cui fama circola per tutta Europa. In questo dipinto vediamo Scacciati anche in prezioso interscambio stilistico con il suo conterraneo Bartolomeo Bimbi, ma anche tenendo presente, se ben leggo, le nature morte floreali di Bartolomeo Ligozzi. Quest'ultimo pittore può essere evocato anche perché amava dipingere degli animali nei suoi quadri, specialità ripresa dallo Scacciati, come sottolinea Marilena Mosco nella sua documentata biografia del pittore (in F. Zeri, a cura di, La natura morta in Italia , II, Milano 1989, p. 588) e poi anche dal Bimbi. Un vaso di simile e ricercata fattura si ritrova nella piccola tela n. 6863 dei depositi delle Gallerie fiorentine (illustrata in R. Spinelli, Vittoria della Rovere , in M. Chiarini, a cura di, Il giardino del Granduca , Torino 1997, fig.129); un altro presenta un'analoga decorazione, pur in una foggia diversa, nella tela siglata "A.S." in collezione privata cremonese pubblicata da G. e U. Bocchi ( Naturaliter , Casalmaggiore 1998, fig.635). Ritengo sia possibile datare l'opera in un periodo non troppo tardo dell'attività del pittore, diciamo negli anni '70, sia per l'interesse nella scansione spaziale, sia per i rapporti con la pittura fiamminga e col Ligozzi, sia anche riscontrando notevoli somiglianze con opere di quegli anni, come il Vaso con fiori passato anni fa da Semenzato, firmato e datato 1674 (cfr. G. e U. Bocchi, op. cit., fig. 627).